13 Mar Il diamante è un vero prodotto finanziario?

Investire sui diamanti, tutto quello che devi sapere.

“Il diamante è un vero prodotto finanziario?”

da un’ inchiesta di Preziosa Magazine by Chiara Di Martino.

Già nel novembre 2012, Federpreziosi Confcommercio – che riunisce il dettaglio italiano più una fetta importante di altri attori della filiera – aveva richiesto, insieme ad altri soggetti del comparto come la Borsa Diamanti d’Italia, chiarimenti alla Consob (Commissione nazionale per le società e le borse) in merito alla nozione di “prodotto finanziario” e di “offerta al pubblico”. In particolare, il quesito formulato riguardava la vendita di diamanti effettuate dalla Diamond Love Bond SpA e dalla International Diamond Business SpA per il tramite del canale bancario. In data maggio 2013, la risposta: “Per configurare un investimento di natura finanziaria non è sufficiente che vi sia accrescimento delle disponibilità patrimoniali dell’acquirente (cosa che potrebbe realizzarsi attraverso alcune modalità di godimento del bene come per esempio con la rivendita del diamante) ma è necessario che l’atteso incremento di valore del capitale impiegato (e il rischio ad esso correlato) sia elemento intrinseco all’operazione stessa. (…) Si ritiene che, nel caso prospettato, non si versi in una fattispecie di investimento di natura finanziaria – e dunque di prodotto finanziario – e si esclude pertanto l’applicabilità, alle operazioni descritte, della complessiva disciplina dettata in materia di offerta al pubblico, ivi inclusa quella concernente la pubblicità”.

In sostanza, dice la Consob, manca il “rendimento di natura finanziaria” collegato alla res (anche se questa, naturalmente, può apprezzarsi o deprezzarsi secondo quotazioni), e manca l’incremento di valore del capitale così come il rischio ad esso legato. Perciò, il diamante non è da considerarsiprodotto finanziario” né “altra forma di investimento di natura finanziaria” e non si configura, perciò, la fattispecie di offerta al pubblico (sottoposta ad una specifica disciplina: Capo I del Titolo II della Parte IV del TUF e Parte II, Titolo I del Regolamento emittenti, approvato dalla Consob con delibera n.11971 del 14 maggio 1999 e successive modifiche ed integrazioni).

“Le operazioni sul diamante perseguite dal ramo finanziario si configurano più che altro come un tentativo di sovrapporsi alla distribuzione commerciale tradizionale per tagliare fuori il gioielliere – spiega Paolo Minieri, presidente di Gemtech – fingendo che questa figura professionale sia resa inutile da listini (spesso arbitrari e comunque riferibili al dettaglio) e da certificati (che si riferiscono solo alle caratteristiche gemmologiche e non esprimono mai valori assoluti). Volete un diamante?

Un gioielliere onesto e competente quasi sempre è un’opzione più conveniente di una banca. Almeno le proprietà estetiche e gemmologiche delle gemme saranno illustrate da qualche professionista responsabile che ci mette la faccia”.

Le quotazioni e i prezzi
E qui si entra in un altro campo minato: le quotazioni e i prezzi. Non esiste infatti una fonte universale: le banche dichiarano di fare riferimento alla quotazione trimestrale (la scelta di sole quattro quotazioni l’anno sarebbe dettata dalla scarsa oscillazione di questo bene) riportata, da decenni, sul quotidiano Il Sole 24 Ore. L’ingrosso tiene conto dei valori pubblicati con periodicità diversa (a cadenza settimanale) sul listino Rapaport, che riporta le quotazioni rilevate alla borsa di New York espresse in dollari. Non un listino ufficiale di vendita, piuttosto una guida per determinare i prezzi, che però subiscono l’influenza di molte altre variabili.

 

Ma come si sceglie il diamante da acquistare?
Approfiondiremo questo argomento nel prossimo articolo che pubblicheremo lunedì prossimo.

#staytuned …

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